albero irradiato dal sole

L’UOMO, LA NATURA E L’ANIMA

Konrad Lorenz e Suzanne Simard. L’uomo la Natura e l’anima.

La piccola rubrica di questo blog, inaugurata con l’articolo sui neuroni specchio e denominata la “la via dell’empatia”, vuole accostare le scoperte scientifiche ai tanto vituperati concetti di solidarietà, cooperazione e sostegno. Queste idee possono (e dovrebbero) risiedere nella creazione di una società della cura, basata sulla gestione del potere politico e sociale come atto di coscienza.

Le società basate sul dominio, la maggioranza delle società attualmente in auge, esaltano l’uniformità e la concorrenza. Questo schema comincia ad entrare nella vita e nella psiche dell’individuo sin dalla prima infanzia. Il concetto maggiormente evidenziato, che accompagna la crescita e lo sviluppo psichico dell’uomo moderno, è la gestione della propria individualità e della forza intrinseca soggettiva di colui che riesce ad emergere attraverso la rivalità.

Lo scienziato Konrad Lorenz, premio Nobel per la medicina e pioniere della ricerca etologica (nonché genio supremo della cultura mondiale), opera una differenza fra l’anima e lo spirito dell’uomo: la prima è antica e muta lentamente, è portatrice di sentimenti molto profondi; il secondo è più dinamico e risente dei cambiamenti sociali. Ne “Il declino dell’uomo”, Lorenz afferma: “La velocità con cui lo spirito umano si trasforma e l’uomo trasforma l’ambiente in qualcosa di completamente diverso da ciò che esisteva fino a ieri, è talmente vertiginosa che, in confronto, l’evoluzione filogenetica è praticamente immobile. L’anima umana è rimasta sostanzialmente la stessa da quando è sorta la civiltà. Come meravigliarsi, dunque, se la civiltà esige dall’anima umana delle pretese che essa non è in grado di soddisfare?”  Cosa dice Lorenz con queste parole? Null’altro che questo: le tradizioni culturali hanno cristallizzato modi e concetti che noi, profondamente, non possiamo accettare. Sentiamo ancora le sue parole: “Gli uomini vivono oggi dentro una camicia di forza culturale che sta diventando sempre più stretta”. I nostri comportamenti si adattano con immensa fatica all’impianto ormai consolidato della tecnocrazia, come Lorenz chiama la società attuale.

Ma siamo davvero questo, noi? Sarebbe possibile, nelle centinaia di esempi che la Natura ci offre, gestire le nostre società in modo diverso? Sarebbe possibile farlo come se fossimo alberi in una foresta?

L’ecologa Suzanne Simard ha studiato gli alberi della foresta canadese ed ha scoperto che questi meravigliosi esseri viventi parlano fra loro, comunicano attraverso una rete sotterranea di funghi che mette in comunicazione le radici, come una rete neuronale. Questi alberi parlano e cooperano, scambiano sostanze nutritive fra loro  a seconda delle necessità del momento o delle richieste di aiuto del più debole.

Affrontando uno studio trentennale , la Simerd si rese conto che alcuni alberi mandavano carbonio, mattone fondamentale della vita sulla terra, ad altri che ne avevano bisogno. Ma si accorse che il carbonio tornava indietro nella stagione in cui l’albero che lo aveva donato inizialmente, ne aveva ora bisogno. Poi rilevò che gli elementi scambiati erano eterogenei, non solo carbonio ma anche altri nutrienti. Gli scambi avvenivano fra alberi della stessa specie ed alberi di specie diverse. Ad un certo punto, un’altra scoperta si affacciò all’orizzonte della biologa, Simard vide che degli alberi madre, situati nei nodi principali della rete di comunicazione, nutrivano le piante più giovani o più bisognose. Ogni albero madre inviava il proprio carbonio in eccesso, attraverso la rete micorrizica (i funghi succitati), alle piante più giovani che si trovano nel sottobosco, arrivando anche a limitare l’estensione delle proprie radici per fare loro più spazio. Grazie a ciò i giovani alberi avevano molte più possibilità di sopravvivenza.

Leggendo questi studi, mi sono accorta che l’anima di cui parla Lorenz potrebbe essere quella scintilla  che ci rende simili agli alberi. Quel senso di innata responsabilità e profondo trasporto verso la cura del simile. Penso anche che il senso di incompiutezza e di disagio dell’uomo moderno, abbia origine da questo allontanamento dalle nostre radici psicologiche. La costruzione di società tecnocratiche e l’esaltazione di valori individuali e non cooperativi, portano alla lacerazione sociale e all’allontanamento dalla nostra anima.

“La miglior scuola nella quale un giovane possa apprendere che l’universo è dotato di senso è la pratica diretta con la natura. Non riesco ad immaginare come un bambino normalmente dotato al quale sia stata data l’opportunità di venire a contatto e di familiarizzare con gli esseri viventi, cioè con le grandi armonie della natura, possa sentire che il mondo è privo di significato […] Se vogliamo davvero che i giovani d’oggi non disperino della presente situazione dell’umanità, dovremmo fare in modo che possano rendersi conto veramente di quanto è grande, di quanto è bello il nostro mondo”. Grazie Lorenz.

Foto di Barbara Fasano:

http://barbarafasano.wixsite.com/photographicvisions

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